10 NOVEMBRE 2010: SISTER VIOLET NEL DIPENSARIO DI MADEGE

 

Superata Madege si gira a destra e salendo con fatica per la strada ripida si arriva su di un collina dove si trova il Dispensario. La giornata è limpida di una luce tenue. Si dominano le vallate circostanti ricche di vegetazione: boschi, campi coltivati percorsi da sentieri e da qualche strada sterrata dal percorso ondulante. Siamo accolti dai bambini del posto con cui gioco a pallone con una palla fatta di stracci. Si divertono ai miei errori. Ridono in modo festoso quando faccio vedere la loro immagine riflessa nella mia macchina fotografica dopo averli ripresi. Dall’edificio dove abitano ci viene incontro Sister Violet una giovane e graziosa suora di 31 aa con studi di medicina sulle spalle che ci apre il dispensario. Appartiene all’ordine delle Suor Teresine. E’ sola a gestirlo anche se nella casa sono in tre sorelle. Siamo venuti come ONG con il Presidente Geom. Manservisi, il figlio Stefano e Mario che ci ha segnalato il dispensario per valutare se la possiamo aiutare. Mario ci ha riferito essere l’unico della zona e che la principale criticità è la mancanza di soldi per acquistare le medicine. Si entra in un’ampia sala con numerose panche con funzione di accoglienza ed ai cui lati si aprono alcune porte. E’ imbarazzata perché il mio sembra più un interrogatorio che una conversazione. Precisiamo il motivo della visita e Sister Violet sembra rasserenarsi. Ci presenta dapprima la stanza dove visita il medico in questo periodo non presente, poi quella dove entrano le persone con dolori ai denti. Nessun intervento chirurgico viene eseguito ma solo distribuita un po’ di aspirina o un analgesico. In un altro ambulatorio si trova un armadio con le poche medicine in suo possesso. Sono presenti anche sacche di soluzione fisiologica per idratare chi sta male. Fra un ambulatorio e l’altro si trova sul muro l’elenco delle “top ten diseases” che più di frequente giungono alla sua attenzione. Spiccano quelle polmonari ( bronchiti, asma, ) oltre alla malaria e alle malattie reumatiche. Proseguendo d’angolo si entra nel laboratorio dove si effettuano alcuni esami base fra cui la glicemia. Spicca il microscopio per la diagnosi delle parassitosi fra cui quelle più frequenti sono le intestinali. Il lato contiguo è dedicato ai bambini con un ambulatorio per loro e quello accanto alle vaccinazioni. Vengono eseguite anche nei villaggi con cadenza quindicinale. Poi si passa alle stanze di osservazione dove i pazienti più gravi vengono trattenuti in osservazione. Due letti in una camera per i bambini le cui pareti sono affrescate dai loro disegni, due nella camera degli uomini e due in quella per le donne. I pazienti più gravi vengono inviati negli ospedali vicini con viaggi massacranti date le strade sterrate e le notevoli distanze. Non sempre ci si può permettere il lusso del viaggio per mancanza di soldi.

Poi si passa in una costruzione a fianco tutta dedicata alle gravide in procinto di partorire. Tutte le camere sono spartane con pochi letti per poi arrivare alla sala parto. Di fianco una camera per le nurses chiamate al bisogno altrimenti Sister Violet fa tutto da sola. Ci presenta la sua strumentazione che si limita a qualche guanto costoso, qualche garza, alcuni punti di sutura e qualche boccetta di anestetico. Sul tavolo di fronte al letto ginecologico un libro aperto di anatomia dell’apparato genitale femminile un po’ ingiallito che Sister Violet consulta al bisogno. Più oltre l’ultima stanza dove riposano le nurses in attesa del parto.

Abituati ad ospedali attrezzati e supertecnologici colpisce la povertà di mezzi con cui Sister Violet offre un primo aiuto a chi la cerca ( si presentano dalle 5 alle 20 persone/die), e la sua abnegazione: è disponibile giorno e notte. Ampio è il ventaglio di terapie che vengono offerte: dalle parassitosi, alle malattie respiratorie, all’AIDS senza dimenticare l’importante assistenza la parto.

Alla domanda di che cosa ha bisogno ha risposto senza pensarci su di soldi ( money) per comperare medicine il cui beneficio va a favore delle popolazioni dei villaggi circostanti ubicati in zone impervie lontani da ogni ospedale cittadino. Perché non aiutarla?

Carlo Lesi (da Maguta -TZ)