I saluti dei volontari che stanno completando la realizzazione della centrale idroelettrica dell’Hi project Madege, da Maguta in occasione della assemblea dei soci di SCSF
Mese: novembre 2018
Lettera agli amici di Solidaretà
Bologna, sabato 10 novembre 2018
Cari amici di Solidarietà,
un altro anno è trascorso; un altro anno impegnativo ma per usare le parole di Edgardo Monari, abbiamo fatto ancora tanti piccoli passi, assieme ai nostri amici.
Il progetto “Under the Mango Tree”, di sostegno alla casa di accoglienza per i bambini albini a Tabora, dopo il completamento della scuola materna è ora in piena attività.

Le Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata di Piacenza che hanno la responsabilità educativa dei bambini ospiti e l’onere della conduzione del centro, hanno rinnovato la richiesta del nostro aiuto per proseguire il assieme cammino.
Sarà propriamente un cammino di solidarietà verso i più deboli tra i piccoli e di cooperazione tra diverse associazioni, senza frontiere: in Italia oltre alla Congregazione delle Suore della Provvidenza, da Firenze il Progetto Agata Smeralda continuerà a sostenere le spese di vitto, alloggio e sussistenza dei bambini ospiti con progetti di adozione a distanza; SCSF continuerà a dare supporto tecnico e logistico per la conduzione e l’ampliamento delle strutture; in Tanzania la Diocesi di Tabora, cui compete la responsabilità legale del progetto, curerà e seguirà tutti i rapporti con le amministrazioni locali e con il governo della Tanzania, il comitato locale, cui hanno dato vita alcune famiglie della parrocchia, darà sostegno in molti modi diretti e concreti alla conduzione della casa.
Assieme potremo contribuire a restituire ai bambini ospiti della casa l’affetto e le cure cui hanno naturale diritto, educando i loro coetanei meno sfortunati e le loro famiglie alla convivenza ed alla accettazione delle diversità come occasioni di crescita.
In concreto stiamo completando, con il sostegno di quanto raccolto nelle occasioni e negli incontri di Solidarietà realizzati in Italia dal 2017, il progetto per la realizzazione di un piccolo impianto fotovoltaico che servirà ad alleggerire la bolletta della lavanderia di casa, assicurando un livello di cura e di igiene adeguato alle necessità dei bambini, cosa per noi ovvia ma non così scontata e facile da realizzare e mantenere con risorse limitate dove permangono difficoltà di approvvigionamento sia idrico che elettrico.


Il prossimo importante passo per “costruire l’eccellenza per combattere l’ignoranza” sarà la realizzazione della scuola primaria, dove i bambini che ora crescendo ed uscendo dalla materna devono essere avviati presso altri istituti, potranno proseguire nel cammino di istruzione e integrazione iniziato all’ombra del Mango. Siate generosi !
Il progetto idroelettrico integrato Hi Project Madege per dare accesso all’energia alle famiglie delle zone agricole sulle montagne dell’Altopiano di Iringa à finalmente in via di completamento e possiamo sperare concretamente di accendere la luce nella notte africana entro il prossimo anno. E’ prematuro ora parlare di inaugurazione ma sarò felice di poterlo fare presto. Non sono mancate le difficoltà, non solamente economiche ma ciò che speravamo potesse essere ultimato entro il prossimo Natale sarà posticipato solo di pochi mesi. Spesso mi sono sentito ripetere dai nostri amici africani, quando insistentemente cercavo di spronare il mantenimento di impegni e tempi, che se noi (intesi come europei e occidentali più in generale) abbiamo gli orologi, loro (intesi come africani in generale) hanno il Tempo e che non dovevamo essere così “presuntuosi” da voler decide sia come che quando raggiungere gli obiettivi del nostro comune progetto.

La necessità di dover accettare condizioni differenti da quelle che avevamo immaginato per questo impegnativo ed importante progetto è diventata lezione di umiltà; a volte occorre comprendere che i progetti della provvidenza (o comunque la si voglia chiamare) possono essere differenti, soprattutto quando ci si deve confrontare con cultura, storia, attitudini ed ambienti culturali e naturali diversi dai nostri ma certamente non per questo meno degni di rispetto e considerazione, soprattutto perché non bisogna mai dimenticare che siamo ospiti, certamente fraterni ed amici ma pur sempre ospiti e di questo fare tesoro. Non dobbiamo mai dimenticare che in questa attività è sì fondamentale fare programmi, anche ambiziosi, ma sempre sapendo che dovranno per forza essere rifatti, non di meno ciò è necessario perché altrimenti l’unica certezza a concretizzarsi sarà quella di un probabile fallimento. Specialmente in questo particolare periodo storico dove a casa nostra spesso lo spirito di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere viene confuso con un egoistico plauso ad aiutare gli altri “a casa loro” unicamente per evitare che i loro problemi diventino i nostri e non già come giusta e naturale necessità di dare a tutti, in qualsiasi luogo, le stesse opportunità di sviluppo, benessere, e pace.

Il mutato clima politico sia in Europa e in Italia, dove si fatica a capire qual strada potrà prendere il cosiddetto “terzo settore”, che in Tanzania, dove pure partendo da sacrosante istanze di lotta alla corruzione si sta purtroppo tornando verso un “dirigismo” che speravamo superato ma del quale temo resti in capo a noi (Europei) una parte di responsabilità se non altro per l’esempio che stiamo dando agli occhi di chi finalmente aveva cominciato a vederci non più solo come speculatori ma come partner per uno sviluppo equo comune e che ora invece si sente respinto e rifiutato.
Anche se il colore politico alla fine è indifferente, il risultato in termini di difficoltà è comunque pesante per la nostra attività in Tanzania: burocrazia, controllo e diffidenza sono tornate a pesare in modo sempre più difficilmente sostenibile, in particolare nel momento in cui le nostre risorse, essendo state spese per arrivare sin qui si stanno assottigliando.
Tuttavia siamo davvero alle battute finali di quello che non è solo il compimento di un progetto ambizioso, faticoso, impegnativo e fondamentale per il miglioramento delle condizioni di vita future delle persone e delle famiglie che abitano nelle zone agricole servite dall’impianto, ma potrà finalmente diventare quel motore capace di dare energia al più ampio ed importante progetto immaginato dalla visionaria lungimiranza di Edgardo Monari e di chi ne ha condiviso idee entusiasmi e sconfitte:

pane, acqua, salute, istruzione e lavoro per tutti.
Quando saremo finalmente “sollevati” dall’impegno per il completamento dell’impianto, potremo dedicarci, se ne verremo richiesti dai nostri amici, a condividere con loro le nostre conoscenze e capacità per migliorare le loro condizioni di vita con più limitati ma concreti progetti per la distribuzione dell’acqua dal bacino ai villaggi, per il miglioramento dell’agricoltura e della alimentazione.
In questa ultima direzione ci stiamo muovendo per cercare altre opportunità delle quali spero potremo rendervi partecipi qualora si concretizzassero nei prossimi mesi.
Un ringraziamento affettuoso e di sincera e fraterna riconoscenza a tutti gli amici che ci hanno concretamente aiutato nel percorso di quest’anno: Marco e Anna che sono ancora in Tanzania da aprile ininterrottamente, senza il cui aiuto nulla di tutto quello che è stato fatto là sarebbe stato possibile, e poi Luciano, Mario, Marisa, Silvia, Manuela, Paolo, Eugenio, Tarcisio, Giuliano, Andrea, Giuseppe e tutti gli altri uno ad uno assieme alle famiglie che sopportano e condividono l’impegno e le assenze dei volontari.

Spero di incontrarvi personalmente numerosi nelle prossime occasioni di incontro, a tutti voi amici i miei sinceri auguri per un sereno completamento dell’anno che ormai sta per finire, nella speranza che il prossimo porti pace e serenità a tutti noi, nello spirito di condivisione e fraternità che ci viene indicato dal Santo Natale che si sta avvicinando.
Continuate a seguirci, a sostenerci e a spronarci, siate solidali e cooperate in tutti i modi che la vostra sensibilità vi suggerisce.
Stefano Manservisi
Assaggio Musicale
Non potevamo ricevere migliori auguri per il prossimo Natale di quelli che ci sono stati regalati ieri 25 novembre 2018, nelle sale di Villa Pallavicini, dal Trio d’Archi con l’esecuzione dell’Assaggio Musicale e seguito della presentazione dei progetti di SCSF.
Un grazie di cuore ed un altrettanto sentito augurio per un Natale sereno e riscaldato dallo spirito di fraternità che ci accomuna.
Grazie a Maria Giulia de Petris (violino), Irene Pizzi (violino) e Marina Scaramagli (violoncello).

Assemblea generale e Rendiconto 2017
Ieri, domenica 25 novembre 2018 si è tenuta presso Villa Pallavicini a Bologna la nostra annuale assemblea generale ordinaria dei soci di SCSF durante la quale si è approvato il rendiconto 2017 che pubblichiamo di seguito.


Di seguito la presentazione delle attività di SCSF esposta durante l’assemblea:
Lo sviluppo dei “paesi in via di sviluppo”
Forse la definizione di “paesi in via di sviluppo” è ormai obsoleta e limitante, però probabilmente riesce ancora a rendere l’idea di cosa si stia parlando.
Ed è proprio a questa idea che voglio riferirmi in questa breve riflessione personale a margine di quello di cui si è in parte discusso la settimana scorsa a San Polo d’Enza all’incontro con l’ex Ambasciatore d’Italia e Presidente del Centro Relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana, Paolo Sannella e di cui si disquisisce spesso a sproposito nei talk show televisivi e in modo ancora più superficiale sui social media.
Se il tasso di sviluppo dei paesi si misura oggi in termini di aumento del P.I.L. su base annua, allora considerando che quello Italiano del 2017 è di +1,6% e quello Tanzaniano è di +6,5% allora si potrebbe concludere semplicemente che la Tanzania corre 4 volte più velocemente dell’Italia.
Ma da dove partiamo noi e da dove partono loro?
Proviamo a vedere le cose in un altro modo facendo qualche semplice calcolo:
Un atleta professionista riesca a correre distanze brevi ad una velocità di 30 km/h (Usein Bolt, primatista mondiale, corre i 100 metri ad una velocità media di 37,587 km/h), quindi una velocità di 20 km/h è una buona media su distanze lunghe.
Ora proviamo ad immaginare che in Tanzania stiano correndo lungo la strada dello sviluppo, proprio alla velocità di 20 km/h.
Questo significherebbe che noi stiamo percorrendo la nostra via di sviluppo passeggiando ad una comoda velocità di 5 km/h.
Questo significherebbe anche che loro ci potrebbero raggiungere in poche ore.
Per esempio se la nostra meta comune fosse Roma, e partissimo tutti da Bologna, al nostro passo ci vorrebbero un’ottantina di ore, più di tre giorni, senza fermarsi mai, mentre i nostri amici tanzaniani in un giorno sarebbero già arrivati e ci aspetterebbero riposandosi .
Ma non partiamo tutti da Bologna.
Infatti il P.I.L. italiano, sempre del 2017, è di 1935 miliardi di dollari, mentre quello della Tanzania è di 52 miliardi di dollari.
Questo significa che se noi partiamo da Bologna per andare a Roma che dista circa 370 km, loro in effetti partono da Iringa e dovranno arrivare a Roma passando da Gibilterra, il che vorrebbe anche dire che se ci riescono, dovrebbero percorrere più di 10.000 km continuando correre a perdifiato per quasi un mese intero e senza mai fermarsi un attimo.
Questa credo sia una riflessione ineludibile ragionando del fatto che paesi in via di sviluppo come la Tanzania, avrebbero al loro interno le risorse per fare sviluppo in autonomia e che non hanno bisogno di aiuto.
Credo però sia altrettanto ineludibile riflettere attentamente ed approfonditamente si tipo di aiuto che noi possiamo offrire loro.
s.c.m.
Ci vediamo domenica!
Domenica prossima, 25 novembre 2018, assemblea ordinaria dei soci e incontro con gli amici di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere:
ore 16:30 – Assemblea ordinaria dei soci di SCSF
ore 17:30 – Incontro con gli amici per aggiornarci sui progetti e scambiarsi idee e impressioni
ore 18:30 – Assaggio Musicale, trio d’archi
ore 19:00 – Brindisi, panettone e auguri
Vi aspettiamo numerosi e generosi !
E’ sempre utile scambiare opinioni
Ovvero instaurare un dialogo tra persone con diverse esperienze da confrontare.
L’incontro di ieri a San Polo d’Enza è certamente stata una di quelle occasioni dove questo scambio è avvenuto, non sono incontri risolutivi, ovviamente, quasi mai lo sono, ma sono certamente occasioni positive e lo sono ancora di più se organizzate e partecipate con entusiasmo.
Il tema importante emerso anche ieri sera è quello della necessità, ormai urgente, di rinnovare, adeguare ed aggiornare, la “nostra” idea dell’Africa, occorre scrollarsi di dosso quella idea romantica ed ormai anacronistica di un luogo dove semplicemente proiettare la nostra pur positiva necessità di dare aiuto e sostegno ai più poveri.
Anche se ancora in larga parte il continente è abitato da “poveri” (uso le virgolette perché il concetto di povertà è molto ampio e qui vorrei utilizzare quello più legato alla mancanza di pari opportunità e alla diseguaglianza nella disponibilità delle risorse pur presenti) è necessario uscire dal recinto del pauperismo buonista e affrontare la complessità di un enorme continente in rapidissima evoluzione.
E’ un dato di fatto che l’Africa sta cambiando velocemente, chi ha avuto l’occasione di recarsi in quel continente con una certa regolarità negli ultimi 10 anni se ne è certamente accorto. Noi ne abbiamo sperimentato gli effetti sulla nostra attività di volontariato, sui nostri progetti.
Tuttavia questa consapevolezza di per sé non è sufficiente.
Il repentino cambiamento che sta subendo il continente africano non è omogeneo, non solo come mera conseguenza della enorme varietà geografica e culturale, ma anche localmente in conseguenza di spinte sociali ed economiche sia interne e locali che esterne e globali.
La indubbia maggiore accessibilità e pervasività delle nuove tecnologie in particolare di quelle legate alla comunicazione hanno prodotto effetti dirompenti sul piano culturale, senza tuttavia fornire strumenti di coscienza critica adeguati.
Il risultato è una repentina accelerazione dello sviluppo ma quello che può essere letto superficialmente come un miglioramento medio, guardando poco sotto la superficie è conseguenza di uno sviluppo asincrono dovuto al contemporaneo ed altrettanto veloce aumento della forbice tra una classe media in grado di accedere a risorse economiche ed anche culturali certamente maggiori ed una classe di esclusi (per lo più inurbati) sempre più poveri; ed anche coloro che riescono ad affacciarsi alla soglia di una nascente “classe media” devono sottostare a nuove dipendenze economiche non sempre sostenibili e che nel medio periodo rischiano seriamente di erodere le stesse risorse che ne hanno permesso l’accesso.
Di una cosa si può essere ragionevolmente certi: la complessità del continente Africano non può essere sottovalutata. L’approccio all’Africa sia che si tratti di cooperazione allo sviluppo, sia che si tratti di investimenti, deve essere consapevole, rispettoso, preparato e sostenibile.
Per chi opera come noi nell’ambito della cooperazione oltre a questi aspetti diventa fondamentale quello della solidarietà.
Non dobbiamo mai perdere l’attenzione a non creare, neppure inconsapevolmente (sarebbe ancora peggio), nuove dipendenze che costringerebbero coloro cui è diretto il nostro aiuto ad una sudditanza non così differente dal colonialismo economico che porta inevitabilmente al rifiuto del progetto e quindi al suo inevitabile fallimento appena il supporto economico verrà fatalmente a mancare.
Infine un ringraziamento ad Eugenio per l’occasione creata, a Giuseppe e Corrado per la partecipazione e a Mario che mi ha anche accompagnato da Bologna a San Polo d’Enza e ritorno.
Stefano Manservisi
Africa oggi, problemi e prospettive
Incontro con Paolo Sannella, Presidente del Centro Relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana.
Parteciperanno all’incontro:
Eugenio D’Ecclesiis, Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere o.n.g.
Franco Prodi, climatologo
Franco Palù, sindaco di San Polo d’Enza