Lettera aperta a tutti gli amici di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere
Strano questo 2019 che si avvia alla conclusione.
Speravo con tutto me stesso che fosse finalmente l’anno nel quale avremmo portato a compimento il nostro principale progetto, accendere la luce nei villaggi, dare accesso all’energia alle famiglie delle “nostre” montagne e liberare il nostro orizzonte per altri progetti nuovi.
Sapevo che sarebbe stato un anno difficile.
Non pensavo che sarebbe stato così aspro.
Se a volte gli eventi ci costringono a riconsiderare il nostro ruolo, quelli che si sono succeduti in questo anno di fatiche, rincorse e delusioni mi hanno suggerito alcune riflessioni che vorrei condividere con voi.
Africa
L’Africa sta cambiando velocemente, forse anche più di quanto potessimo prevedere. Avevo molte volte detto a Gianfranco, quando era lui a “spingere” Solidarietà, che dobbiamo prepararci al cambio di passo in Africa, per non restare, noi, concentrati, giustamente, sulle cose concrete da fare, rischiando di restare indietro.
In Africa, in Tanzania, il tempo non ha più quel fluire lento che ci ha spesso disorientato, ora non siamo più solo noi ad “avere l’orologio ma non il tempo” (come tante volte i nostri amici africani ci facevano notare quando noi avevamo fretta); ora l’orologio, anche giustamente secondo me, l’hanno anche loro. Il punto è che forse, ora, anche loro rischiano di smarrire il tempo.
Sono convinto che l’Africa e in particolare la Tanzania abbia le risorse e le energie per recuperare il gap sociale ed economico che ne soffoca lo sviluppo. Non per questo possiamo pensare che non ci sia più bisogno di noi. Ci hanno chiesto aiuto, come amici; e noi, in amicizia, abbiamo ritenuto giusto aiutarli, condividere ciò che di buono abbiamo da offrire. Questo, credo, sia il vero motivo, profondo, del nostro impegno in Africa.
Tuttavia in questa condivisione di conoscenze, risorse, opportunità, rapporti umani ed amicizia, occorre ricordare sempre che non ne siamo noi la fonte inesauribile. Noi non ne siamo la fonte ma lo strumento, non siamo inesauribili, ma anche noi ci consumiamo se non recuperiamo la capacità di ritrovare le fonti di queste conoscenze, risorse ed opportunità, rapporti umani e sentimenti.
Silenzi
Il 2019 è stato un anno di silenzi, reciproci direi. Da tempo Solidarietà, (ed io per il ruolo che mi è stato affidato), ha condiviso con il nostri amici della Diocesi di Iringa la necessità di trovare altri canali per coprire le risorse per il completamento del nostro progetto idroelettrico.
Le risorse che Solidarietà ha ricevuto da coloro che ce le hanno affidate per i nostri progetti sono ormai evidentemente insufficienti per portare l’opera a compimento in autonomia.
Lo spirito di solidarietà e cooperazione che ci ha sempre guidato, richiede impegno comune a coloro che intraprendono un cammino così impegnativo.
Abbiamo quindi dovuto necessariamente alzare lo sguardo, confrontarci con l’impossibilità di avere in mano e in tasca tutto ciò che occorre e quindi essere noi a chiedere cooperazione.
Ci siamo rivolti agli amici reggiani di Brulli Energia che sin dall’inizio hanno condiviso e sostenuto questo progetto, visionario e lungimirante; grazie a loro pensavamo di avere trovato una possibilità per proseguire il progetto fino alla conclusione.
Anche gli amici africani si sono adoperati e la Diocesi di Iringa avrebbe trovato un canale attraverso il quale reperire le risorse necessarie senza la bisogno di un nostro coinvolgimento.
Non essendo però le due soluzioni compatibili tra di loro ed essendo noi comunque “ospiti in casa altrui”, abbiamo accolto la richiesta di Monsignor Tarcisius Ngalakumtwa, Vescovo della Diocesi di Iringa, di “collaborare a completare i lavori” e di rimanere “soci e collaboratori (partners) della Diocesi riguardo a questo progetto”, il quale dovrà mantenere la Diocesi di Iringa (e per essa la Lung’ali Co.ltd) quale unico interlocutore verso il Governo.
Dopo gli entusiasmi per la possibilità apertasi grazie agli amici reggiani, il tenore della risposta del Vescovo di Iringa ed il silenzio che ne è seguito, hanno lasciato spazio a molti interrogativi.
Delusioni
La delusione più scottante è quella di chi, avendo fatto tutto il possibile, ad un passo dall’obiettivo, scopre che ciò non è comunque sufficiente per raggiungere la meta.
La delusione di chi, convinto di aver portato il proprio impegno oltre la solidarietà, oltre la cooperazione, oltre le frontiere, fino all’amicizia tra persone che condividono il percorso lungo un sentiero ripido ed impervio, certo, ma reso praticabile proprio dalla amicizia, dalla solidarietà e dalla cooperazione; ad un certo punto del percorso è preso dal dubbio che tutto ciò possa essere solo una confortante illusione, solo una speranza.
Sapevamo, da sempre, che quando si sarebbe arrivati a dover affrontare le fasi conclusive, sarebbe stato più difficile trovare soluzioni condivise; ciò a cui non eravamo preparati (a cui io non ero preparato) è che sarebbe stato così amaro.
Abbiamo forse peccato di superbia ? Abbiamo pensato di essere noi e solo noi la chiave di questo rapporto, la bussola di questo percorso ?
Abbiamo forse, non saprei dire come e quando, cominciato a dare per scontato che i nostri amici, non avendo risorse, avrebbero comunque ritenuto giusto e naturale lasciar fare sempre e comunque a noi.
E noi abbiamo fatto !
Abbiamo fatto molto, moltissimo !
Impegnando tutte le nostre risorse, sempre sinceramente animati da sentimenti di solidarietà e di cooperazione, senza frontiere e senza retorica e non abbiamo mai nemmeno per un attimo pensato che ciò non fosse sufficiente e che ad un certo punto ci saremmo trovati in una situazione simile: non disporre delle risorse (umane ed economiche) necessarie.
E’ difficile dover dire all’amico, cui avevi promesso aiuto per arrivare a casa che non ce la fai più a sorreggerlo e che deve cominciare a camminare usando anche le sue poche forze. Forse sarà anche giusto, certo, ma è comunque difficile doverlo ammettere. A sé stessi prima di tutto.
Speranze
Nonostante tutto la fine di questo strano 2019 ha portato motivi per alimentare la speranza di proseguire, “a piccoli passi” come amava dire Monari lungo il cammino di Solidarietà:
Accesso all’energia
Ormai il novanta percento del nostro progetto idroelettrico integrato per dare accesso all’energia ai villaggi dell’altopiano di Iringa è stato realizzato, manca solo il completamento della parte elettrica della centrale, tutto il resto è già fatto !
Gli ultimi scambi avuti con gli amici africani, che hanno finalmente interrotto il lungo silenzio, anche se non danno certezze, ci danno speranze.
In questi mesi durante i quali l’Africa è mancata fisicamente almeno tanto quanto è stata presente nei pensieri, qualcosa potrebbe rimettersi in movimento.
La consapevolezza che pur nel mutato orientamento del Governo della Tanzania verso il settore energia, il nostro progetto resta una rara ma concreta opportunità di sviluppo per una vasta area di territorio, montano ed agricolo, popolato da molte famiglie già in possesso degli strumenti (colturali) per poter finalmente accedere ad una risorse fondamentale per lo sviluppo sociale, economico e culturale, quale è l’energia, consente comunque di presentare il nostro progetto come uno dei più avanzati e concreti.
Non mi spingo a sperare che il prossimo sia finalmente l’anno durante il quale potremo vedere realizzato il progetto idroelettrico integrato, ma sono certo che appena finita la stagione delle piogge, come sempre, riprenderemo la nostra fattiva presenza in Tanzania per compiere gli ultimi passi fino alla meta.
Cercheremo di riallacciare i rapporti con le amministrazioni locali e ci dedicheremo alla organizzazione di iniziative, sia in Italia che in Tanzania, per allargare l’interesse e sostenere proprio questi ultimi, faticosissimi, passi verso il completamento di questo importante progetto di promozione umana.
Under the Mango Tree
Anche da Tabora arrivano notizie che riaccendono le speranze.
Il parroco della parrocchia di Cheyo “B”, nel cui territorio sorge la casa per i bambini albini e la scuola materna realizzate anche con il nostro aiuto, ha iniziato la costruzione delle prime aule della scuola elementare.
I bambini della nostra casa che hanno completato il ciclo pre-scolare potranno ora proseguire gli studi ed il percorso di re-integrazione nella scuola della parrocchia dove i princìpi educativi saranno orientati dai criteri di solidarietà ed inclusività propri del progetto Under the Mango Tree.
Avevamo già raccolto alcune risorse negli scorsi anni per la realizzazione di un piccolo impianto fotovoltaico, essendo ora finalmente venuti meno i problemi di continuità della distribuzione elettrica, da Tabora le Suore della Provvidenza, che hanno in affidamento i bambini ospiti della casa e della scuola materna, ci chiedono di poterli più utilmente destinare alla scuola della parrocchia per migliorarne le strutture didattiche e renderle adeguate agli standard della casa e della materna.
La nostra intenzione è proprio quella di continuare, concretamente, a sostenere questo progetto rivolto al sostegno dei “più deboli tra i piccoli” condividendo la nostra esperienza accumulata in anni di attività in Tanzania sul piano tecnico e logistico, per la realizzazione della scuola elementare e dei servizi ad essa annessi.
Ci hanno chiesto di occuparci di tutto quello che si può fare per migliorare il comfort delle classi e delle finiture, ci stiamo già lavorando e vi daremo al più presto tutti i dettagli.
Siate generosi ed entusiasti come lo siete sempre stati, continuate a sostenerci in questo momento impegnativo ! Il vostro affetto e la vostra condivisione sono importanti per darci l’energia necessaria a superare ostacoli e difficoltà, come siamo riusciti a fare in tutti questi anni !
Ognuno di noi si faccia portavoce dello spirito di Solidarietà e Cooperazione, Senza Frontiere, presso i propri amici e le persone che potrebbero in esso trovare motivo di condivisione.
Condividete e contribuite ai nostri progetti direttamente o sensibilizzando chi potrebbe darci aiuto.
Auguro di cuore a tutti voi ed alle vostre famiglie un felice e sereno Santo Natale ed un 2020 carico di soddisfazioni.
Stefano Manservisi