Sua maestà il Baobab

Carlo Lesi

Nella lunga e faticosa galoppata odierna il paesaggio più affascinante è quello che inizia dopo Mikuni quando si inizia la salita verso l’altopiano che porta ad Iringa. Salendo ci si accorge di essere circondati da montagne maestose che rimangono sullo sfondo. La natura si fa selvaggia tanto che non si osservano insediamenti umani. E’ il regno incontrastato del baobab che accompagna il fiume Piccolo Ruah, che ai piedi della vallata riceve come affluente il Lukosi il fiume della diga di Maguta. Il baobab lo si osserva anche oltre la vallata. Ha un nome simpatico, giocato sulla stessa consonante ripetuta tre volte e tre vocali. Potrebbe essere il nome di una pizza, di un gelato o di un frappé: pizza al baobab, gelato al baobab o se preferite frappè al baobab. E’ un nome dal sapore esotico. Il fusto in genere è grosso e largo per poi sfrangiarsi in numerosi rami bitorzoluti che si assottigliano un po’ alla volta per finire nel nulla. Scarse le foglie per evidenziare l’essenzialità e la nodosità del ramo. La dolce luce del tramonto stasera ne illuminava alcune parte conferendo loro un aspetto lattiginoso. L’ho sempre osservato come l’espressione della vita: nasce con molte speranze che vanno riducendosi con gli anni. Bitorzoli espressione delle difficoltà esistenziali, nodi quali immagini delle scelte da compiere. Lo si potrebbe definire l’albero della vita, vita che nelle zone del baobab deve essere grama: ho visto donne zappare e bambini governare lo scarso bestiame di cui è dotata una famiglia. Ho visto donne magre camminare ai bordi della strada con un cesto sul capo colmo di frutta ed il bambino fasciato sulla schiena. Ho osservato anche qualche uomo lavorare nei campi ma più spesso attorno ad un biliardo con la stecca in mano per colpire le boccette. Non una gran bella figura! Ha ragione chi ha affermato che l’ Africa si salverà grazie alle donne.

Black is Black … 14 ottobre

Stefano Manservisi

Alle 8 il Kurasini è già tutto in piedi, congressisti compresi, carichiamo le macchine e decidiamo di valutare se proseguire o meno una volta arrivati a Morogoro.

Dar è semi deserta per la giornata festiva, ma tutto il traffico si è spostato fuori, dove la gente sembra che abbia approfittato della festività per fare qualsiasi attività, lasciare Dar è stato molto più difficoltoso che attraversarla, comunque una volta lascito l’ultimo villaggio della fascia extraurbana di Dar si riprend a viaggiare serenamente.

Persorriamo la Morogoro road sotto un cielo insolitamente nuvoloso, avendo lasciato il traffico alle nostre spalle il segno diritto della strada si prolunga davanti a noi salendo e scendendo le dolci colline di questa infinita pianura. Immersi in questo paesaggio e sotto le prime gocce di pioggia, Elia estrae una cassetta con “Rain and tears” cantata da Denis Russos e “Black is Black” difficilmente un colonna sonora poteva essere più azzeccata! Sembra di essere fuori dal tempo … alziamo il volume … fantastico!

Arriviamo al Glonency di Morogoro alle 13 e alle 14 abbiamo già mangiato l’ormai familiare riso in bianco con manzo o pollo in umido e verdure saltate sotto la grande tettoia in paglia e quindi decidiamo di proseguire fino oltre il parco del Mikumi e aggiornare la scelta del da farsi quando saremo al Tan Swiss lodge al villaggio di Mikumi (www.tan-swiss.com).

Ci arriviamo alle 16 e decidiamo di percorrere anche i 166 km che ci separano da Iringa dopo avere prenotato le camere al Willolesi Hilltop Hotel (nome un purtroppo altisonante per la realtà del posto ma certamente dignitoso, abbastanza pulito e comunque in una bella posizione che domina la città).

Percorriamo la bellissima valle dei Baobab costeggiando un tratto del fiume Ruaha Kidogo (Ruaha piccolo) passando in mezzo a imponenti baobab che nella loro imponente e nodosa presenza sembrano essere qui dall’origine dell’Africa … quasi ne fossero gli spiriti protettori, la luce calda del tardo pomeriggio aumenta la suggestione, maciniamo altri chilometri e superato il ponte alla confluenza del Ruaha Kidogo con il nostro Lukosi affrontiamo le prime rampe della salita di Kitonga che ci porterà in cima all’altopiano di Iringa. Qui incontriamo la solita teoria di enormi lumaconi stracarichi che arrancano in salita o che scendono altrettanto lentamente ben sapendo che sovraccarichi e malandati come sono questi TIR non potrebbero mai riuscire a fermarsi indenni se dovessero prendere anche solo un po’ di velocità su questo ratto di strada.

Attraversiamo gli ultimi villaggi prima di Iringa ormai al buio.

Bisogna dire che qui viaggiare di sera al buio e affare piuttosto delicato in quanto non è come da noi dove viaggiare al buio significa quasi certamente essere in una zona pressoché disabitata, mentre se si attraversano centri abitati quasi certamente c’è la illuminazione stradale, qui nel buio quasi totale, appena rischiarato dal chiarore lunare, da qualche sporadica lampadina degli innumerevoli negozietti che fiancheggiano la strada e dei fari delle macchine, c’è un mondo brulicante di gente, bambini, commercianti, biciclette, animali e di mille altre cose che potenzialmente ti potrebbero tagliare la strada all’improvviso.

Arriviamo alla reception alla 8:10 dove Mario riceve la solita calorosa accoglienza. L’aria è cambiata, qui è fresco, quasi freddino. Scarichiamo i Toyota e ci ritroviamo per mangiare una zuppa di verdure calda prima di andare a dormire, comunque sia anche se ormai asfaltata di nuovo quasi tutta , 600 km di strada sono piuttosto impegnativi.

Domattina colazione alle 7:30 poi mentre Mario va a fare la spesa al mercato di Iringa, noi possiamo andare a cercare P. Wissa alla casa vescovile.

Mwanza, una città sorridente

Carlo Lesi

Partiti alle 8.40 dallo sperduto aeroporto di Synianga siamo atterrati 30 minuti dopo nella accogliente Mwanza. E’ una città che suscita simpatia: la luce tenue si riflette sulle colline cosparse di massi giganteschi e sul lago Vittoria dalle placide acque. Mwanza è la seconda città della Tanzania, fulcro economico del lago Vittoria circondato anche da Uganda e Kenya. Notevole è la presenza indiana ed ha un porto da cui transita gran parte del cotone, del tea e del caffè coltivati nelle fertili regioni occidentali del paese. La principale tribù locale è quella dei sukoma, il gruppo etnico più numeroso della Tanzania.

Fulcro operativo della giornata è stato l’incontro con il Direttore Generale del Bugando Medical Hospital ( BMH) a cui la ONG SCSF ha donato una TAC. Dopo molte peripezie tecniche, entro breve verrà sistemata diventando funzionate. L’incontro è servito per mettere le basi di una futura collaborazione SCSF-BMH che vada oltre la TAC.

Pomeriggio dedicato al riposo dopo un’intensa giornata di spostamenti e riunioni. Nel pomeriggio la luce solare è stata bruscamente interrotta da un temporale tempestoso risoltosi in breve tempo. Sono comparse nubi minacciose che hanno lasciato posto alla luna piena che si rispecchiava sul lago con una striscia di luce argentea: ravvivava il moto stagnante delle acque del lago.

Bambini … 11 ottobre

Stefano Manservisi

Oggi sveglia ordinaria alle 7, colazione e incontro privato con l’Arcivescovo poi visita alle suore di Madre Teresa dove sono temporaneamente ospitati i bambini albini.

Queste situazioni sono sempre per ne difficili da descrivere, l’emozione è forte, sono tanti 50 bambini … e non è il loro aspetto che mi colpisce ma il loro essere semplicemente … banbini !!! festosi e curiosi … Difficile comprendere l’ignoranza e la superstizione che li colpisce … difficile accettare la propria impotenza … la propria incapacità … e i loro abbracci e il loro correrti in contro … graffia dentro … mi annoda … so che piangere non serve … loro ridono e sono curiosi e felici di vedere facce nuove …

Scatto mal volentieri qualche foto … ma poi vedo che per loro rivedersi e riconoscersi come il un piccolo specchio è una cosa buffa … ridono … sorrido anche io … si accalcano intorno a me per vdere … è quasi un abbraccio … li saluto … mi salutano … quasi rassegnati a veder andare via quelli che vengono a trovarli …

Difficile riprendersi e riacquistare la lucidità necessa per affrontare gli incontri … cerco solo di pensare che è per loro che siamo venuti fino qui.

Sul luogho dove dovrà sorgere la casa per i bambini albini, nella casa delle suore che se ne dovranno occupare incontriamo assieme a monsignore i tecnici delle pubbliche amministrazioni ai quali illustro il progetto nelle sue linee di principio: modularità, semplicità costruttiva, economicità sfruttamento delle risorse rinnovabili locali e nei suoi obbiettivi principali: creare spazi dove i bambini possano sentirsi a casa loro e re-integrarsi con i propri coetanei.

Tutti i presenti mi pare apprezzino la nostra proposta e più che osservazioni vengono fatte proposte e dati suggerimenti in una atmosfera positiva e propositiva.

Concordiamo le priorità operative e dopo un giro esplorativo lungo il perimetro del lotto assegnato ritorniamo alla parrocchia vicina per il pranzo.

Domani il nostro aereo parte all 9:40 da Shinyanga per cui dobbiamo ripartire alle tre per ripercorrere i 200 km di sterrato che ci separano dall’aeroporto, si resta giusto il tempo per una veloce visita in auto al centro di Tabora. In 20 minuti c’è appena il tempo per cogliere delle suggestioni, che sono quelle di una citta viva e movimentata, colorata e vociante, ma in condizioni dei grande povertà ed arretratezza. Non riusciamo neppura ad andare alla Livingstone House che avrei voluto vedere con molto interesse, ma è distante dal centro 7 km di strada bianca e il nostro “driver”, cui siamo stati affidati dall’arcivescovo non vuole rischiare di arrivare a Shinyanga di notte.

Così con un poco di dispiacere per la mancata visita e per il pochissimo tempo a disposizione che non mi è stato sufficiente per completare tutte le cose che avrei dovuto fare ma soddisfatti per gli esiti degli incontri di ieri e di questa mattina carchiamo le valige sulla macchia e ci accingiamo ad affrontare il frullatore!

Arrivimo alle 7 di sera giusto in tempo per cenare approfittando della squisita (anche dal punto di vista culinario) ospitalità dl vescovo locale che è anche il responsabile religioso della Conferenza Episcopale della Tanzania per il Bugando Medical Centre di Mwanza che visitermo domani. Le ragazze e le signore della cucina del vescovo di Shinynga cucinano veramente bene, da segnalare delle piccole frittelline di carne macinata impanate in una pastella croccante e un risotto alla cannella veramente buono.

Salutiamo e ringraziamo per l’ospitalità e ci spostiamo nelle camere dell’ostello locale da poco risistemato dal nostro ineffabile John ch segna un ltro buon colpo!

Domattina sveglia alle 6:30, colazione poi all’aeroporto per Mwanza.

Tabora … 10 ottobre

Stefano Manservisi

Sveglia alle 4:30 poi in aeroporto per il volo su Mwanza. Come al solito doppio sec.check. Partiamo in orario sotto la pioggia. Arrivati a Mwanza ci fanno stringere come sardine in un piccolissimo pulmino poi ci fanno uscire dall’aeroporto per farci poi rientrare attraverso il solito doppio sec. Check. Saliamo a bordo di un AT3 nuovo ma poi ci dicono che dobbiamo aspettare alcuni passeggeri da una coincidenza in ritardo.

Partiamo alla volta di Shinyanga con 30 minuti di ritardo. Dopo 40 minuti di volo atterriamo sulla pista in terra battuta del minuscolo aeroporto di Shinyanga.

Abbiamo risparmiato circa 300 km di strada e come avremo modo di constatare di li a poco non è stato un risparmio da poco.

Carichiamo le borse sul Toyota che ci ha mandato l’arcivescovo di Tabora e partiamo. Dopo i primi 100 km di asfalto la strada diventa una pista piena di buche e con il fondo scalettato che costringe (?!) l’autista a tenere una andatura attorno agli 80 km/h per cercare di planare sulle rugosità ma costringendolo a continue repentine frenate per avitare di decollare sui dossi degli innumerevoli guadi.dopo circa altre tre ore di frulatore arriviamo finalmente a Tabora dove veniamo ospitati al JP II HS, l’ostello della diocesi praticamente una copia un poco più modesta ( e malandata) dell’ostello del Kurasini, e infatti scopriamo che è un altro dei progetti del nostro John. Andiamo a pranzo alla mensa dell’arcivescovo e poi finalmente possiamo riposare un poco.

Alle cinque finalmente incontriamo Mons. Paul Ruzoka, arcivescovo di Tabora al quale presentiamo il nuovo progetto della casa di accoglienza per i bambini albini (Tabora Boarding School project).

Subito dopo andiamo a fare il primo sopralluogo sul luogo dove dovrà sorgere il progetto e dove incontriamo il Mugnakiti (sindaco) di Tabora e alcuni tecnici della amministrazione locale ai quali presento le linee generali e gli obiettivi del progetto.

Purtroppo non ho avuto il tempo di documentare opportuamente il sito perchè è ormai sera.

Dopo le reciproche presentazioni, rotto il ghiaccio mi pare che l’inizio sia positivo e anche i tecnici locali sembrano apprezzare il progetto.

A questo punto siamo tutti invitati ad una cena all’aperto sotto un grande albero di mango davanti ala casa delle suore immersi nella bellissima luce del tramonto nel silenzio della campagna e rinfrescati da una leggera brezza serale lontani dalla umidità di Dar.

La serata scorre piacevole tra chiacchiere e la soddisfazione di reciproche curiosità dei presenti. Le suore ci hanno preparato un ottimo brodo di fagioli, riso con piselli in umido, patate al forno, pollo, spezzatino di manzo, pesce alla griglia (una varietà di tilapia, ottimo) e dei ghiottissimi sambusa (fagottini triangolari di pasta di pane con ripieno di verdure cotte speziate, fritti).

Dopo i saluti ed i ringraziamenti rientriamo per la notte.

Domani sarà un’altra giornata intensa di incontri in mattinata per riprendere la strada per Shinyanga nel pomeriggio.

In viaggio … 8 ottobre, si parte

Sveglia alle 4 del mattino e imbarco per Amsterdam alle 6:10 con KLM. Alle 10:40 con circa mezz’ora di ritardo decollo per Dar es Salaam con scalo a Kilimanjaro. Il 777 della KLM è pieno la hostess mi dice che curiosamente (?) in classe economica quasi tutti i passeggeri scenderanno a Kilimanjaro per una vacanza, mentre in business quasi tutti proseguono per lavoro a Dar es Salaam.

Volo tranquillo, il pc piccolo con lo schermo fuori uso per uno “schiacciamento” del bagaglio (meno male che ho preso anche il portatile grande) e scenetta divertente nel coinvolgere tre passeggeri nella ricerca della batteria del mio cellulare che si è infilata in uno dei recessi più irraggiungibili del sedile, comunque alla fine l’abbiamo recuperata.

Arrivo a Dar pressoché in orario. Formalità doganali minime e veloci (unica novità gli scanner per le impronte digitali)

Recuperiamo i bagagli senza problemi e usciamo dal Julius Nierere.

Fuori ci aspettano Mario ed Elia che sono venuti a prenderci con il toyota.

A Dar 26° e 90% di umidità, alle 22 circa il traffico è anche affrontabile in 10′ siamo al kurasini dove Mario ci ha già prenotato le camere e ci fa trovare anche una bottiglia d’acqua in camera.

Passano a salutarci Marco e il capo squadra dei saldatori.

Domattina con calma ci incontriamo al bar alle 9.

Camera a posto con acqua, luce, pale e condizionatore funzionanti (e non è micca una cosa scontata qui!),

Dopo avere svitato tutte le infinite minuscole vitine del pc piccolo con la punta del coltellino svizzero riesco a sistemare lo schermo “alla vecchia” … meglio così, riavvito tutto e vado a fare la doccia … poi a nanna.

Viaggio di Solidarietà in Tanzania 8-21 ottobre 2011

Ecco il programma di massima del prossimo viaggio in Tanzania, cui parteciperanno assieme al presidente di SCSFong anche Stefano Manservisi, Carlo Lesi e Mario Canali (che è già sul posto):

08 OTT  sabato – BOLOGNA – DAR ES SALAAM
pernottamento a Dar (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

09 OTT domenica – DAR ES SALAAM
incontri con l’ing. Asghedom Woldeghiorghis, con i tecnici in rientro dal cantiere e con P. Luciano e all’Ufficio per la Cooperazione Italiana all’Estero dell’Ambasciata Italiana
pernottamento a Dar

10 OTT lunedì  – volo DAR – SHINYANGA -trasferimento in auto a  TABORA
pernottamento a TABORA

11 OTT martedì – TABORA
incontri con l’Arcivescovo di Tabora, Mons. Paul Ruzoka per discutere la richiesta di sostegno al progetto della TABORA BOARDING SCHOOL: casa e scuola di accoglienza per i bambini albini e down
pernottamento a TABORA

12 OTT mercoledì – trasferimento TABORA – SHINYANGA – volo per MWANZA
pernottamento a MWANZA

13 OTT giovedì  MWANZA – DAR
in mattinata visita e incontri con la direzione del BUGANDO M.C. per fare il punto sulla installazione delle apparecchiature elettroniche di protezione per salvaguardare l’apparecchiatura per la TAC che abbiamo installato e proposta di convenzione tra SCSFong e il Bugando Medical Centre.
pernottamento a DAR (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

14 OTT venerdì – trasferimento in auto DAR – MOROGORO
passaggio e visita all’Allamano Seminary dai nostri amici Padri della Consolata
pernottamento a Morogoro

15 OTT sabato – trasferimento in auto MOROGORO – IRINGA
visita alla casa diocesana
pernottamento a Iringa

16 OTT domenica – IRINGA
incontro e colloquio con il Vescovo di Iringa, Mons. Tarcisius Ngalalekumtwa per fare il punto sulla realizzazione del Progetto Idroelettrico Integrato “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro” di Madege (HiProject Madege) visita al St. John of the Cross Hospital di Tosamaganga e all’orfanotrofio.
pernottamento a Iringa

17 OTT lunedì – trasferimento in auto IRINGA – MAGUTA (Madege)
pernottamento a Maguta

18 OTT martedì – MAGUTA
saluto agli operai e sopralluoghi al cantiere della condotta e della centrale – visita al dispensario di Madege
pernottamento a Maguta

19 OTT mercoledì – trasferimento in auto MAGUTA – IRINGA – MIKUMI
pernottamento a Mikumi

20 OTT giovedì – trasferimento in auto  MIKUMI – DAR
pernottamento a Dar (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

21 OTT venerdì – DAR – AMSTERDAM
Incontri e giornata disponibile a DAR
in serata volo di rientro dal Julius Nierere international Airport di Dar Es Salaam

22 OTT sabato – AMSTERDAM – BOLOGNA
arrivo previsto all’aeroporto Marconi di Bologna alle 11:20

Come vedete un programma intenso ed articolato ma necessario per assicurare il corretto proseguimento dei nostri progetti in Tanzania la cui realizzazione passa fondamentalmente per il lavoro dei nostri amici volontari e tecnici e degli operai locali, ma anche dai contatti e dai rapporti con i nostri partner sul posto (Diocesi di Iringa e Bugando M.C.) e con le realtà locali a noi vicine delle quali non abbiamo mai ignorato le richieste di sostegno ed aiuto.

In Africa i programmi si fanno sapendo che dovranno essere rifatti, ma è importante anche lo sforzo organizzativo che stiamo facendo per coordinare al meglio tutte le attività legate alla realizzazione dei nostri progetti in un ambiente sociale, politico ed amministrativo in veloce trasformazione nel quale dobbiamo mantenerci aggiornati ed attivi.

E’ importante il vostro sostegno attivo e continuo per sostenere il nostro impegno, durante il viaggio cercheremo di aggiornare il diario di bordo tempestivamente utilizzando questo strumento e le nostre pagine attive su Facebook e Twitter, non fateci mancare il vostro supporto, seguiteci!

Nuovi orizzonti africani: Tabora Boarding School project

Attualmente il nostro obiettivo principale è il completamento del Progetto Idroelettrico Integrato “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro” con lo scopo di portare energia rinnovabile a basso costo in un comprensorio rurale di una ventina di villaggi attorno a quello di Madege (dove sorgerà l’impianto), sulle Iringa Highlands.

Stiamo perseguendo questo obiettivo con impegno, perseveranza, fatica e anche ostinazione da molti anni, perchè ci hanno chiesto aiuto e noi ci siamo impegnati a darlo. In questa nostra faticosa impresa, che assorbe la maggior parte delle energie della nostra associazione, non abbiamo tuttavia mai ignorato le altre richieste di aiuto che venivano dalle altre realtà locali, grandi o piccole che fossero e abbiamo sempre cercato di dare una risposta positiva, nei limiti delle nostre possibilità e senza mai sottrarre risorse al nostro impegno principale.

Ancora una volta ci è stato chiesto aiuto, una richiesta tanto più pressante ed impossibile da ignorare in quanto proveniente dai più piccoli ed indifesi: i bambini, in particolare i bambini albini e down, ancora più indifesi ed in pericolo perchè esposti alla spesso incolpevole ignoranza e superstizione delle famiglie ed alla criminale avidità di chi sfrutta questa ignoranza e questa superstizione.

La richiesta ci è arrivata per bocca delle Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata interpellate da Mons. Paul Ruzoka, Arcivescovo di Tabora che si è rivolto a loro per la realizzazione di una casa di accoglienza per i bambini albini che vengono abbandonati al loro difficile (e spesso assai breve) destino dalle famiglie vittime della superstizione o nell’impossibilità di poter difendere il resto del proprio nucleo familiare dalla superstizione altrui.

Il problema dell’albinismo in Africa è complesso ed ha radici lontane ma in sostanza si concretizza nel fatto che queste persone sono da un lato considerate un segno di sventura e dall’altro fonte di talismani. Il destino dei bambini albini, soprattutto nelle aree rurali meno istruite è pressochè segnato dall’abbandono in un ambiente ostile e privo di qualsiasi struttura di accoglienza minimamente adeguata. Abbandonati, hanno pochissime possibilità di sopravvivenza, quand’anche non fossero vittima di chi li vuole trasformare (da morti ma a volte anche uccidendoli) in amuleti. La legge che vieta il commercio di questi amuleti è solo di pochi anno fa, e il primo parlamentare albino è stato eletto nel 2008. Inoltre questi bambini soffrono di diverse disfunzioni alla pelle e agli occhi ed avrebbero bisogno di essere seguiti anche sotto il profilo medico.

Come spesso accade la provvidenza o la fortuna agisce nei modi più strani, e in questo caso l’incontro fortuito tra la direttrice della congregazione delle Suore della Provvidenza e il nostro presidente al Kurasini di Dar Es Salaam ci ha messo in contatto con questa realtà incredibile per mezzo di una richiesta di aiuto cui non possiamo restare indifferenti.

Ci è quindi stato chiesto sostegno tecnico e logistico per la realizzazione di una casa di accoglienza per i bambini albini e down a Tabora, dove per volontà ed impegno dell’Arcivescovo, dovranno essere accolti almeno 50 bambini che si cercherà di reinserire nella vita quotidiana affiancando alla casa di accoglienza una struttura scolastica primaria che educherà gli ospiti della casa di accoglienza assieme ai loro compagni coetanei che non soffrono i loro problemi.

Lo scopo del progetto (denominato Tabora Boarding School) è quindi triplice: 1° sottrarre i questi bambini al loro destino, 2° reintegrarli in nella vita sociale, 3° educare le nuove generazioni all’accoglienza verso queste persone combattendo così ignoranza e superstizione.

TBS project - Residential block

Tabora Boarding School for albino children - Residential block

Dopo diversi contatti preliminari tra il nostro presidente, la direttrice delle Suore della Provvidenza ed alcune sue collaboratrici, volontarie italiane e l’Arcivescovo di Tabora si è deciso di sottoporre alla approvazione del Consiglio Direttivo di SCSFong di una proposta di sostegno al Tabora Boarding School project. Sostegno che è stato accordato dentro i limiti del supporto tecnico logistico alle necessità operative del progetto e che non prevede per ora alcun impegno economico diretto di SCSFong se non per la copertura dei viaggi del nostro personale sul posto (in occasione dei viaggi finalizzati ai nostri progetti principali) ed al supporto logistico per la spedizione in Tanzania di materiali destinati al progetto TBS sui nostri vettori e containers.

Non possiamo pensare di risolvere tutti i problemi della Tanzania o di rispondere con superficialità a qualsiasi richiesta di aiuto ci venga fatta, ne rimarremmo sopraffatti e non riusciremmo a concretizzare nessun aiuto compiuto e reale, non potevamo però restare indifferenti ad una richiesta del genere. La risoluzione del C.D. di SCSFong si è quindi posta nel solco della nostra sensibilità, della nostra storia e dei nostri obiettivi istituzionali, dando corpo a quel “… e oltre” che il Prof Monari indicava nella richiesta fatta agli amici di proseguire per lui l’attività di Solidarietà, sempre senza perdere di vista il nostro obiettivo principale.

Posa della condotta

Un altro importante passo avanti è stato fatto  !!!

I nostri amici in cantiere a Maguta (Mario, Marco, Giuseppe e Annamaria) assieme alla squadra dei saldatori hanno praticamente completato la posa del 90% della condotta forzata.

Ecco le prime immagini scattate qualche giorno fa da Mario Canali:

Foto 1: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 2: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 3: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 4: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Un caloroso ringraziamento a tutti colo che hanno reso possibile questo importante progresso nell’avanzamento dei nostri progetti.
Sono i momenti come questi che ci danno l’energia per proseguire e superare le innumerevoli difficoltà che ancora ci dividono dalla meta.

Stefano

1° 011 viaggio di Solidarietà – Domenica 27 marzo

Gianfranco, Carlo e Mario sono partiti stamattina per il viaggio di Solidarietà (e Cooperazione Senza Frontiere) che aprirà l’attività del 2011.

Questo breve primo viaggio ha lo scopo di riprendere ed aggiornare i rapporti tra la nostra o.n.g. e la diocesi di Iringa (nostro partner in Tanzania) per il proseguimento delle ultime fasi esecutivi dell’Hydroelectric Integrated Project “Madege”.

Sarà un viaggio breve ma denso di incontri ed impegni sia a Dar Es Salaam che ad Iringa in vista dei prossimi viaggi operativi.

Cercheremo di tenervi aggiornati da queste pagine e dalla nostra pagina Facebook