Carlo Lesi
Tabora, 10 ottobre 2011
Atterrati su di una pista in terra battuta nello sperduto e fatiscente aeroporto di Shinianga (Tanzania Centrale), siamo stati accolti dal sorriso dell’autista del Vescovo di Tabora. Eravamo stati informati che non tutte le strade della Tanzania Centrale ed Occidentale erano asfaltate, ma quando l’autista ha svoltato a destra lungo la strada Shinyanga-Nzega non sapevamo quello che ci aspettava: una strada sterrata in terra rossa ( ricordate i camoi da tennis in terra battuta?) dal fondo sconnesso: buche, solchi, sassi che facevano compiere al pilota prodezze da formula uno.
Davanti a noi stava per srotolarsi un ininterrotto nastro consunto di circa 150 Km che avrebbe messo a dura prova la nostra forza di resistenza. L’autista ci sembrava troppo sicuro di sé. Seppure sballottati dentro il fuoristrada, pian piano ci siamo resi conto di trovarci immersi in un paesaggio a noi sconosciuto, abituati ai maestosi e lussureggianti altipiani meridionali. La vegetazione andava diradandosi per la presenza di alberi spogli e ramificazioni povere di foglie. Ogni tanto la pianura era rinvigorita dalla presenza di solenni baobab. Stavamo entrando nella savana, nel “ bush”. Andavano diradandosi anche i camminatori ai bordi della strada; abbiamo incrociato solo qualche auto, qualche camion o bus. La piatta assolata arida e poco abitata pianura stava assumendo le sembianze di una terra “desertica” Qua e là spuntava una roccia a forma di enorme masso. Qulche colpo di sonno mi ha impedito di cogliere tutte le caratteristiche di questa terra. Terra improduttiva? A ben guardare ai lati della “pista rossa” si osservavano degli avallamenti rettangolari o quasi, delimitati da piccoli terrapieni, che altro non erano se non risaie. Al momento sterili ma, nella stagione delle piogge ( novembre-marzo) si riempiono di acqua tanto da esserne impregnate favorendo la crescita del riso. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché ci stavamo chiedendo di che vive la popolazione sparsa nelle case/capanne o raccolta nei pochi e disordinati villaggi seppure vivaci, incontrati lungo il percorso. Abbiamo poi saputo che anche la raccolta del cotone è fonte di sostentamento ; idem per l’allevamento del bestiame. Ne sono testimonianza le scarne mucche ( si contavano le costole tanto erano denutrite) incontrate lungo la strada e che erano accudite da bambini o adolescenti, Avvicinandoci a Tabora sono comparsi numerosi ed ordinati nella loro disposizione i simpatici alberi di mango. E’ così impetuosa la loro produzione che non sempre gli abitanti del posto riescono a raccoglierli tutti.
Sebbene la “ pista rossa “ ci abbia fatto soffrire sul piano fisico, ci ha però messi in contatto con una parte della Tanzania che ha arricchito la nostra conoscenza del paese. Con questo pensiero siamo giunti nella periferia di Tabora. La “ pista rossa” era alle nostre spalle.